Puteoli Sacra: come abbiamo trasformato un patrimonio dimenticato in un modello di impresa sociale 

Puteoli Sacra: come abbiamo trasformato un patrimonio dimenticato in un modello di impresa sociale

Patrimonio culturale e patrimonio umano

Quando ho accettato la sfida di guidare il progetto Puteoli Sacra, sapevo che non si trattava solo di riaprire un sito culturale di inestimabile valore, sconosciuto ai più. Si trattava certo di restituire vita a un patrimonio dimenticato ma soprattutto, insieme, si trattava di offrire una seconda possibilità a chi, troppo spesso, viene dimenticato prima ancora di iniziare: i ragazzi dell’area penale e le donne provenienti dal carcere.

Era il 2020, l’anno della pandemia da Covid-19 ed avviare una sfida così complessa sembrava impossibile. Tutte le attività prevedevano restrizioni, mascherine, gel igienizzanti e distanza minime per legge. Noi non facevamo eccezione.

Il Rione Terra: un tesoro nascosto a strapiombo sul mare

Il progetto si svolgeva al Rione Terra di Pozzuoli, un luogo magico e maledetto. Un promontorio a strapiombo sul mare, conquistato dai Greci e poi dai Romani, che si insediarono realizzando il primo porto dell’impero romano.

Il Rione Terra oggi è un quartiere fantasma, abbandonato da cinquant’anni e pieno di promesse (non solo elettorali) ancora incompiute. Custodisce ipogei sacri, ritrovamenti romani, la straordinaria Cattedrale “di Augusto” – capolavoro architettonico unico al mondo – e i meravigliosi dipinti di Artemisia Gentileschi, la prima donna ad aver dipinto per la Chiesa.

Eppure, per anni, questo immenso patrimonio è rimasto inaccessibile, dimenticato come un libro impolverato in fondo a uno scaffale. Lo stesso destino che rischiano di vivere tanti giovani della nostra terra: dimenticati in fondo alle classifiche sull’emigrazione, la dispersione scolastica o la disoccupazione, quando non addirittura il disagio e la criminalità.

Per questo abbiamo deciso di dedicare il progetto ai ragazzi provenienti da Nisida e tante donne uscite dal carcere di Pozzuoli: vite interrotte, scartate, spente prima ancora di essere accese. Metafora perfetta di quel Rione incantevole e pieno di potenzialità.

Mettere a reddito la bellezza (e l’umanità) 

Fare impresa sociale qui è stato perciò un atto d’amore, ma anche una grande scommessa.

Abbiamo intercettato un co-finanziamento della Fondazione con il Sud, Fondazione Eduardo de Filippo, Fondazione Grimaldi e tanti altri enti ecclesiali che hanno creduto in quel sogno.

Abbiamo dovuto ripensare da zero l’intera offerta turistica: i flussi, lo storytelling, le visite guidate, gli aperitivi culturali, le esperienze teatralizzate, i percorsi tematici, una nuova biglietteria, un sistema di prenotazione online, la comunicazione e la gestione degli eventi. Ma la sfida più grande comunque non era logistica o commerciale. Era umana.

Perché ogni ragazzo coinvolto nel progetto proveniva dall’area penale: non era solo una risorsa da formare, ma una ferita da curare, una storia difficile da trasformare, una voce da rimettere in ascolto del mondo. Una promessa da esaudire. Insieme a un team di psicologi, educatori e formatori abbiamo applicato il metodo Integra, fortemente voluto da Gennaro Pagano, che non lavora solo sulle competenze, ma sulla dignità, sull’identità e sulla possibilità concreta di ricominciare. E lo abbiamo fatto sul campo, ogni giorno. Con errori, fatiche, battute d’arresto. Ma anche con sorrisi inaspettati, progressi concreti, e tanta bellezza condivisa. 

Come è andata? 

Abbiamo inaugurato il progetto con l’allora Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico, decine di Istituzioni e centinaia di cittadini puteolani. Abbiamo ricevuto il plauso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che è venuto in visita nei luoghi del progetto.

Abbiamo raccolto migliaia di turisti, centinaia di spunti, di racconti di riscatto, di ore di formazione e di collaborazioni.

Oggi il primo step del progetto (durato tre anni) si è concluso. A causa del bradisismo il progetto si è momentaneamente rallentato, ma con la Diocesi di Pozzuoli stiamo studiando nuove forme per rilanciarlo, anche in questi tempi complessi. 

Le pietre e le persone 

Gestire Puteoli Sacra ha significato molto più che valorizzare un sito culturale. È stato dare valore a chi non se lo è mai sentito riconoscere. È stato mettere a confronto due patrimoni dimenticati: quello artistico e monumentale del Rione Terra, e quello umano e fragile di chi ha sbagliato, ma vuole ricominciare. E nel farlo abbiamo creato qualcosa di unico: il più grande sito turistico in Europa gestito da ragazzi provenienti dall’area penale. Un modello che oggi fa scuola e che dimostra come cultura, bellezza e inclusione possano generare ricchezza vera, non solo economica ma sociale. 

Oltre il carcere 

Da quando è partito il progetto, migliaia di visitatori hanno riscoperto il fascino del Rione Terra. Ogni pietra racconta una storia. Ogni visita è un incontro. Ogni ragazzo che accompagna i turisti ha dentro un mondo da restituire. E questo è, per me, il senso più profondo di questo lavoro: essere ponte. Tra passato e futuro. Tra carcere e libertà. Tra abbandono e possibilità.

Un modello da replicare 

Puteoli Sacra è stata negli ultimi tre anni un’eccellenza napoletana, ma potrebbe essere ovunque. Perché ogni città ha i suoi beni dimenticati e i suoi giovani da recuperare. Il vero cambiamento nasce quando li mettiamo insieme, quando trasformiamo l’emarginazione in risorsa, e la bellezza in strumento di riscatto.

Se c’è una cosa che questo progetto mi ha insegnato è che le persone, come i luoghi, possono rinascere. Ma solo se qualcuno ci crede davvero. 

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